"Orestea" è una tragedia teatrale scritta dal drammaturgo greco Eschilo. È la terza parte di una trilogia di tragedie conosciuta come "Oresteia", composta anche da "Agamennone" e "Coefore".
"Orestea" racconta la storia di Oreste, figlio del re Agamennone di Micene, e di sua sorella, la principessa elettra. Dopo il ritorno di Agamennone dalla Guerra di Troia, Egisto, l'amante di sua moglie Clitennestra, complotta per ucciderlo, desiderando vendicare la morte di suo padre, ucciso da Agamennone anni prima. Clitennestra complice nel complotto uccide il marito e prende il controllo del regno insieme ad Egisto.
Nel secondo atto della trilogia, "Coefore", Oreste è esiliato e desidera vendicare la morte del padre. Delirante e spinto dagli dei, decide di uccidere Clitennestra e Egisto per purificare la sua famiglia dal sangue che è stato versato.
Nel terzo atto, "Eumenidi" (o "furie" nella traduzione), Oreste è perseguitato dalle Furie che cercano di punirlo per il suo omicidio matricidio. Grazie all'intervento di Apollo, Oreste viene portato davanti all'Areopago ad Atene per essere giudicato.
"Orestea" è una tragedia che affronta temi come la vendetta, la giustizia e la responsabilità familiare. Eschilo esplora il concetto di vendetta come un ciclo interminabile di violenza e cerca di porre fine ad esso attraverso la forza deliberante della giustizia umana. La trilogia è considerata uno dei capolavori più importanti del teatro greco antico e ha avuto un'influenza significativa sulla letteratura e il teatro successivi.
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